Paura del sesso: figlia del COVID-19?
Quanto, davvero, la pandemia ha influito sulle paure più intime dei nostri giovani?
L'incipit della mia newsletter dice: «Vita gay, vissuta da un gay.». Oggi però vi parlerò di un'esperienza non direttamente mia: da parecchio tempo ho lasciato i vari social, quelli più noti, e quelli meno noti. L'unico social che ho deciso di continuare a frequentare, per poter avere comunque una finestra aperta sul mondo, è Twitter1.
Proprio oggi seguivo un tweet, sulla mia timeline, che mi ha molto colpito: un giovane si lamentava che, da quando è iniziata la pandemia, non pratica più sesso perché la paura, dell'infezione da MTS2, si è così innalzata, che non riesce a fare sesso senza poi essere preso dall'ansia da infezione, di una qualsiasi di questa tipologia di malattie.
Questo ragazzo scriveva, nel tweet che mi ha colpito, che non riesce più a fare sesso, senza che, cito testualmente: “…terminato il rapporto, l'ansia mi consuma.”
Certamente per uno della mia età, che viene dalla situazione che si presentò negli anni 70/80 con l'HIV, non è una situazione nuova, ma per la sua generazione, stiamo parlando di un ragazzo tra i venti ed i trent'anni, è sicuramente una situazione nuova da vivere, da affrontare, da vincere.
Parlo di vincere perché, va da sé, che se è una paura allora l'unico modo per sconfiggerla e vincerla. Lui diceva che l'unica cosa che riesce ancora a praticare sono i preliminari, qualunque altra forma di sesso, lo spaventa così tanto che rinuncia a praticarlo, letteralmente ha scritto: «…non riesco ad andare oltre.»
Quello che mi spaventa, sicuramente, è il fatto che molti giovani sono nelle sue stesse condizioni, testimonianza ne è il numero di ragazzi, che si è aggregato al suo tweet, dicendo che si trovano a vivere la stessa paura, e che di conseguenza, non stanno praticando sesso in questo periodo, o meglio, dall'inizio della pandemia di COVID-19 o, comunque dall'inizio, o poco oltre, del lockdown vero e proprio.
Chiaro che il mio primo consiglio è quello di rivolgersi ad uno psicologo: a vent'anni non si può vivere sotto il giogo di una paura, che in realtà nulla che fare col motivo che ha generato la pandemia del COVID-19.
Negli anni 80, noi più vecchiotti, abbiamo vissuto una situazione del genere con la scoperta, e la diffusione vera e propria, del virus dell'HIV, quindi posso capire la paura che lo attanaglia; inoltre gli altri ragazzi hanno dimostrato, rispondendogli, che vivono la stessa situazione di paura.
Il governo non pare interessarsi di problemi psicologici che la pandemia può avere, o non può avere, lasciato come segno, temo indelebile, sui nostri ragazzi; un tweet come quello a cui mi riferisco, in compenso è la dimostrazione lampante che, invece, questa pandemia, di segni, ne ha lasciati: profondi, dolorosi e penalizzanti. Cosa riuscite immaginare di più penalizzante della paura del sesso, per un giovane di vent'anni?
Io sinceramente non riesco a vedere qualcosa di più pesante da subire, e sopportare, per un ventenne che nel pieno della sua giovinezza, con gli ormoni a mille, si trova a dover sopprimere le proprie voglie, per la paura di un'infezione3.
Ora, se da una parte le MTS sono in aumento, dall'altra anche la paura che è stata generata dal COVID-19 è in aumento: quello che è grave, è che al momento stiamo solo rilevando quello che è già successo.
Se adesso non riescono ad affrontare il sesso, per paura di infettarsi, vuol dire che il danno è stato già fatto, e che la paura si è già instillata nella mente dei ragazzi.
Chiariamo: parlo dei ragazzi, perché ho incrociato questo tweet sulla mia timeline, ma nulla mi fa escludere che, anche le persone più mature, possono essere affette da questo tipo di paure, e che quindi necessitano dell'aiuto di uno psicologo, loro stessi.
Che dire? Quando ho letto il tweet di questo ragazzo, mi si è stretto il cuore: fortunatamente ho visto anche chi ha cercato di fargli capire che un aiuto gli serve, magari questo utente è stato un po' duro, ma l'intento era chiaramente, dalle sue risposte, di aiutarlo consigliandogli una cosa che sicuramente gli farebbe bene.
Per fortuna, leggendo altri tweet, su altri argomenti, mi sembra chiaro che i ragazzi di oggi non hanno il problema dello stigma di accedere ad un aiuto di tipo psicologico, che avevamo noi trenta, o quaranta, anni fa.
Leggo molti giovani che parlano apertamente del fatto che seguano una terapia, e questa è una gran bella cosa. Essere finalmente, nel senso temporale, liberi di accedere alla psicologia, come ad un dentista o un dermatologo, senza essere vittima del pregiudizio è una gran bella conquista!
So che per i ragazzi di oggi andare dallo psicologo è considerato più che normale, ma per noi non lo era affatto: se solo si spargeva la voce, allora venivi tacciato di essere uno fuori di testa, altrimenti che motivo c’era di andare da uno strizza cervelli?
Fosse stato così facile, poter usufruire di un aiuto psicologico anche 30/40 anni fa, molte persone avrebbero vissuto molti meno problemi crescendo, ma allora le cose stavano così: psicologo/psichiatra == MATTO da cui era bene stare alla larga!
A noi grandi sta dover aiutare i giovani che hanno problemi ad affrontare la necessità di uno psicologo, a far capire loro che non c’è motivo di vergognarsene, come ho detto poco più su: andare dallo psicologo ha la stessa valenza dell’andare da un dentista, o da un dermatologo, né più né meno!
Quindi: ragazzi se sentite il disagio nel vivere il sesso, specialmente in questo periodo, cercate aiuto da chi può davvero darvelo; adulti: se vedere vostro figlio, vostro nipote o qualunque altra giovane nella vostra cerchia, che mostra segni di disagio, anche solo a parlare di sesso, aiutateli a capire che andare da uno psicologo non è una cosa di cui vergognarsi!
Ai ragazzi posso solo dire, visto l’esperienza di anni fa con l’HIV, informatevi: informatevi e proteggetevi! Pretendere l’uso del preservativo, anche per una pratica basica, come il sesso orale, è un vostro diritto e nessuno, ripeto nessuno, deve potervi imporre di non usarlo, se questo vi aiuta a vivere più serenamente il sesso.
Il sesso è uno dei, pochi, piaceri della vita: se deve essere vissuto come un problema, o l’averlo praticato ingenerare stati di ansia o peggio, avete l’obbligo, verso voi stessi, di capire cosa sta succedendo e trovare un rimedio anche con l’aiuto di una figura professionale, così da tornare ad una situazione in cui, il sesso, vi soddisfi e non vi ingeneri paure!
J.C.
Paura che, da una parte, è anche giustificata perché basta leggere le statistiche della sanità e vediamo che le malattie a trasmissione sessuale sono in aumento. A detta di alcuni nel settore della sanità, l'aumento delle MTS è dovuto al ritrovato, falso, senso di libertà, che si prova ora che non c'è più il lockdown: dopo un periodo in cui siamo stati costretti a vivere separati, a guardare con sospetto chiunque, a temere ‘il contatto’ con chiunque, adesso, come effetto contrario, ci si trova a cercare il più possibile le situazioni nel segno opposto, tra cui chiaramente anche il sesso.
Condivido in pieno l'articolo. In una pandemia il "tutto diventa pericoloso" condiziona la vita (non solo dei più giovani) anche quando l'emergenza rientra. Accanto allo psicologico (fondamentale secondo la mia esperienza), trovo importanti le informazioni date nei centri MST: conoscere i comportamenti non a rischio può aiutare a riappropriarsi, piano piano, del proprio benessere.